Disparità di genere: per le pensioni, il conto lo pagano le donne.

L’INPS ci ha offerto un quadro riferito alla condizione pensionistica delle donne assolutamente allarmante. Dai dati riferiti al 2023, emerge che rispetto al differenziale di genere in Puglia lo scarto è anche più alto.
A fronte di una pensione media mensile per gli uomini di 1.110 euro, quella delle donne risulta di 779 euro.
Una differenza che si conferma in maniera più evidente fra le nuove pensionate che accedono al trattamento con il sistema contributivo, e che è destinata a farsi ancora più alta. Se le pensioni sono basse è perché le carriere lavorative sono state – e sono ancora oggi – più povere e discontinue.
Guardando al futuro, non c’è da stare tranquilli. Al di là dei messaggi rassicuranti lanciati dal Governo nazionale rispetto alla crescita dell’occupazione, la realtà ci dice che:
✅ In Puglia le donne rappresentano i 2/3 dei disoccupati
✅ L’84% delle occasioni di lavoro femminile è fatto di rapporti a tempo determinato, stagionale e intermittente
✅ Le retribuzioni medie femminili sono inferiori del 26% rispetto a quelle degli uomini
Avere un lavoro, quindi, oggi non basta più per garantirsi una pensione adeguata nel futuro. Bisogna mettere un freno a:
• bassi salari
• part-time involontari
• discontinuità lavorativa
Serve anche una attenzione particolare alla penalizzazione che riguarda le donne, che per il 50% hanno un orario di lavoro inferiore a quello standard e che, a parità di mansioni, rispetto agli uomini, hanno una retribuzione inferiore almeno del 30%.
📊 Altrettanto allarmante è il divario NORD – SUD Ecco i dati delle pensioni medie contributive:
Settore privato (totali):
🔹 Puglia – Donne: 1.389 €, Uomini: 1.851 €
🔹 Italia – Donne: 1.729 €, Uomini: 2.259 €
Settore pubblico (totali):
🔹 Puglia – Donne: 2.365 €, Uomini: 2.805 €
🔹 Italia – Donne: 2.807 €, Uomini: 3.065 €
📍 Bisogna agire subito! Non possiamo accettare che la penalizzazione delle donne continui nel lavoro e nella pensione. Serve un impegno concreto per la parità salariale, il contrasto alla precarietà e il riconoscimento del valore del lavoro femminile.

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